L'okra (hibiscus esculentus) è una verdura dei paesi caldi che inizia ad essere conosciuta anche qui da noi, per ora nei negozi etnici o presso le ditte che approvigionano le navi, in scatola o sugelata. Credo che qualche coltivazione a carattere commerciale si sia iniziata in Sicilia, comunque è coltivabile in tutta Italia, limitatamente ai mesi estivi.
Infatti ha bisogno di caldo, si può precoltivare in vasetti in serra ma sinchè non è in piena terra e con temperature superiori ai 20° cresce stentata. Poi però cresce a vista d'occhio, con fusto simile ai girasoli. Le foglie sono ampie, più o meno palmate secondo la varietà, con dei peli urticanti come le zucche. La varietà Clemson è poco spinosa, con foglie molto palmate sin dalla base e molto produttiva; le varietà greca e albanese sono simili, a crescita molto vigorosa e con foglie dapprima quasi tonde, poi più palmate nella crescita, però iniziano a produrre quando sono già oltre il metro. La quarta varietà, della Sierra Leone è simile a queste ultime due, ma con gambo e steli delle foglie marrone. Anche la produttività è simile a quelle greca e albanese.
In tutte le varietà il fiore è simile, bianco crema con centro viola scuro e pistillo sporgente, si apre al mattino ma già al pomeriggio appassisce e cade, scoprendo il frutticino che in pochi giorni è da raccogliere.
Data l'ampia diffusione geografica dell'okra sono anche molti i nomi con cui è conosciuta nei vari continenti: gombo, bamja, lady fingers, canja in Senegal. In genere si cucina mista ad altre verdure con riso e pollo, io per ora ho provato a metterla sott'aceto come i cetriolini o i capperi e la trovo molto gustosa; una mia corrispondente argentina la cucina con pomodoro e coriandolo, con il cous cous.