lunedì 23 agosto 2004

La macchia mediterranea

Un tempo le colline liguri degradanti sul mare erano tutte coltivate, antiche mani callose avevano tirato su muretti a secco per trattenere la terra e l'umidità ed in questi terrazzamenti, le cosidette fasce, avevano piantato ciò che era più adatto al clima mediterraneo, l'olivo e la vite.
Era anche ciò che dava origine a dei fiorenti traffici marittimi, l'olio e il vino ed ogni metro strappato alla macchia mediterranea che ricopriva i terreni vergini era un incremento al magro reddito del contadino ligure. Poi venne la guerra, una guerra diversa da quelle precedenti, dove migliaia di giovani, soprattutto contadini, venivano mandati al macello falciati dalla mitragliatrici. Vennero a mancare le braccia che coltivavano, la terra non produceva più reddito e l'olivo veniva stimato non più per quanto olio poteva produrre, bensì per quanta legna da ardere se ne poteva ricavare, ed era tanta e pregiata, soprattutto nel ceppo di questi ulivi centenari.
Le campagne venivano vendute per pochi soldi, gli alberi sradicati ed i muretti a secco demoliti per facilitare l'estrazione del legno, interi treni venivano caricati di legna da ardere diretta soprattutto a Genova, per i primi riscaldamenti centralizzati.
Pochi terreni si sono salvati a questa distruzione, il mio è uno di questi. Nei terreni in cui venivano sradicati gli ulivi in breve tempo prendeva il sopravvento la macchia mediterranea primitiva, non più controllata dall'uomo. Ginestre, alanterni, corbezzoli, lecci, terebinti, mirto e mortina prendevano il sopravvento sui pochi ulivi che ricrescevano dagli spezzoni di radice rimasti, solo il pascolo del bestiame inizialmente riusciva a contenere questa rigogliosa vegetazione; sparito anche il bestiame, tutto è diventato un intrico di cespugli e rovi, impossibile da percorrere ed in estate soggetto a pericolosi incendi.



Dalla foto si può vedere ciò che mi circonda su tre lati, una muraglia verde al di là della recinzione che contrasta con l'erba rasata e gli ulivi sotto cui pascolano le mie caprette. Solo quando qualche incendio devasta la macchia, che però ricresce nell'arco di pochi anni, si possono vedere i resti di questi muretti sin nelle zone più impervie, queste testimonianze del lavoro dei nostri avi.

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