mercoledì 5 novembre 2003

TI TENGU CARA


Ero una gran bella barca ...
Ricordo con quanta cura il maestro d'ascia che mi ha costruito abbia scelto il legno per il mio dritto di prua, squadrato, robusto, adatto ad infierire il primo colpo all'onda di burrasca.
E quello di poppa, sagomato ad accogliere nel suo cavo le pale liscie dell'elica e a richiudere la ferita del mare aperta dalla prora.
Aveva scelto le centine una ad una, curvate nell'acqua calda, provate e modificate infinite volte sino ad ottenere l'elegante curva dello scafo... poi le tavole, sagomate e curvate a seguire il profilo delle centine, i chiodi ribattuti con cura.
Infine la coperta, e tanta, tanta rifinitura per rendere lo scafo liscio come i fianchi di una bella donna
Il primo incontro col mare è stato nella quiete di un porticciolo, scivolando lentamente sul grasso dei legni.... poi la leggera spinta dei remi ed infine il rumore sordo del diesel e le vibrazioni dell'elica... appena fuori della diga però ho incontrato il mare vero, quelle onde gonfie di maestrale che mi avrebbero accompagnato per tutta la vita, con le quali avrei combattuto e vinto per tanti anni, soprattutto quando carica di reti bagnate e piene di posidonia e pesci cercavo di doppiare il capo dietro cui avrei trovato il mio accogliente porticciolo.
In inverno venivo tirata in secco sullo scalo, la vernice raschiata con cura, soprattutto nella carena dove erano cresciute alghe e balani, poi riverniciata e messa rapidamente in mare per evitare che la secca tramontana aprisse delle fessure nel mio fasciame.
Mi era stato messo il nome TI TENGU CARA, ed io non ho mai tradito il mio padrone, nella buona e nella cattiva sorte come una moglie fedele, affrontando le brezze estive come il gelido maestrale che giunge sin qui dal golfo del Leone... e quanti pesci strappati al mare e finiti qui sulla mia coperta: rosse triglie e aragoste, argentei sgombri, dentici, spigole...
Poi un brutto giorno sono stata tirata in secco, per una normale manutenzione pensavo, invece sono stata abbandonata qui sullo scalo, con lo scafo che pian piano ha iniziato riempirsi di fessure, come le rughe di una vecchia signora... I ragazzini, visto che nessuno li sgridava, hanno iniziato a giocare saltando sul ponte, la pioggia e il sole ardente dell'estate hanno fatto il resto...
Ora sono qua, come mi vedete, una catasta di legno marcio che non ha più nulla della bella barca che ero... qualche giorno si accorgeranno di me nel preparare la legna per il falò di S.Giovanni e allora addio TI TENGU CARA...

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