martedì 11 gennaio 2005

La feijoa, un frutto tropicale

Sono parecchie le piante tropicali che possono essere coltivate in Italia, nel meridione o anche a nord sfruttando dei microclimi favorevoli come quello di cui fortunatamente posso disporre io. Alcune di queste piante sono il banano, che può anche fare piccoli frutti da mangiare fritti (banano platano), l'avocado che può diventare un grosso albero carico di frutti, il babaco (parente povero della papaia).
Oggi vi presento la feijoa, un elegante arbusto sudamericano chiamato anche guajabo del Brasile: può sopportare anche temperature poco al di sotto dello zero, ha un bel fogliame persistente e una spettacolare fioritura che dura anche un mese, tra aprile e maggio.
I fiori ricordano un po' quelli del cappero, ma con dei petali quasi cerosi e resistenti alcuni giorni, nel paese di origine vengono impollinati da un piccolo colibrì, qui ci pensano le api e soprattutto quelle farfalle notturne che volano come i colibrì, i macroglossi.
I frutti sono ovali, con buccia rugosa verde e polpa simile alla pera, ma molto più aromatica, una delizia esotica. Maturano da ottobre a novembre e si conservano discretamente in frigo, molte varietà non sono autofertili, cioè devono essere impollinate da un'altra varietà. Ad esempio la Mammouth è autofertile, la Triumph deve essere impollinata. Si può anche innestare un ramo con un'altra verietà ed avere un cespuglio unico.
La feijoa vegeta bene nelle stesse zone di ulivo ed agrumi, magari a ridosso di un muro come conviene anche per il limone, sopporta discretamente i venti e il salino, è della stessa famiglia del mirto, le mirtacee. Viene propagata innestando piantine nate da seme, ma è anche possibile ottenere nuove piante con la margotta. 

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