giovedì 10 luglio 2003

Come tutto sia iniziato...

Come tutto sia iniziato non è facile dirlo... impegni di lavoro mi avevano impedito per alcuni anni di prendermi cura di questo piccolo paradiso, dove generazioni di miei antenati avevano costruito muri a secco per strappare terreno coltivabile a questa natura ligure così impervia e pur così bella, avevano piantato ulivi e carrubi da cui ricavare un ulteriore reddito nei momenti in cui non erano a rischiare la vita sul mare. Ovviamente rovi, edera ed altre infestanti avevano preso il sopravvento su olivi, mandorli, fichi e altre piante da frutto che avevo piantato e curato per anni, in certe fasce (terrazzamenti) era impossibile entrare, altre sembravano la savana africana con graminacee alte sino alla vita... per non parlare dei muri demoliti dai cinghiali per cercare lumache e tuberi. Un giorno un conoscente mi chiede se può utilizzare alcune fasce per costruire un recinto per il proprio cane che voleva far accoppiare ad una femmina della stessa razza; ovviamente avrebbe pulito e messo una rete robusta, cosa che ha fatto in breve tempo e tutto sembrava procedere per il verso giusto... unico problema è stato che la femmina non intendeva affatto accoppiarsi e tutti i giorni erano zuffe, specie al momento del pasto, così sono diventato proprietario di un recinto vuoto che non sapevo come utilizzare. I genitori di una ragazza, che prestava servizio volontario in una pubblica assistenza di cui io ero dirigente, avevano parecchie caprette che riuscivano a tener pulito un terreno simile al mio, quindi, pensando a come era inselvatichito il mio uliveto, ho deciso di provare a metterne una coppia nel recinto e vedere come e in quanto tempo sarebbero riuscite a pulirlo dalle erbacce... Il mio socio di lavoro mi ha portato dopo pochi giorni um maschietto nero e una femminuccia quasi tutta marrone di circa cinque mesi, gli erano stati regalati da un suo vicino della Valbormida e avevano belato disperati per tutto il viaggio da Cairo Montenotte ad Alassio... era sconvolto! Li aveva sistemati in un grosso bacile di plastica ricoperto di rete, ma appena liberati nel recinto si sono subito calmati. Dopo circa una settimana hanno iniziato a venir a prendere il pane dalle mie mani, il maschietto l'ho chiamato Rocky, la femminuccia Bettina ed è così iniziata la mia Love Story con le caprette tibetane.                                

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