IL CARRUBO
Ormai è una pianta ornamentale, però sino a cinquantanni fa' era un notevole tassello dell'economia agricola dalle nostre parti. E' un grosso albero, originario dell'Asia Minore, da cui si è esteso per coltivazione antichissima a tutto il Mediterraneo, ma solo nelle zone in cui la temperatura invernale difficilmente scenda sotto zero.
Le belle foglie lucide non cadono in inverno e in settembre maturano i frutti e contemporaneamente i fiori, che sono piccoli e verdastri; i frutti, che sono baccelli appiattiti grandi come una banana, sono molto zuccherini e venivano utilizzati per nutrire il bestiame, soprattutto i cavalli che allora trainavano carrozze e tram nelle città.
Ricordo da bambino le ultime carrozze che portavano i turisti e aspettavano sulla piazza della stazione, i cavalli avevano un cappello di paglia con i buchi per le orecchie e un sacchetto di carrube appeso al muso... masticando facevano il pieno, un pieno ecologico anche se poi ne lasciavano gli scarti (biodegradabili...) lungo la strada.
Nella zona dove ho il terreno, i carrubi abbondavano in tutte le scarpate non coltivate ad olivo, ancora adesso ce ne sono molti lungo la strada e nei giardini delle villette. Nel mio terreno sono circa una decina, molto apprezzati dalle caprette per l'ombra che fanno nelle calde giornate estive e per i frutti che cadono con le raffiche di vento in un periodo in cui c'è scarsità d'erba.
Una curiosità: il termine “carato”, cioè l'unità di misura dei preziosi, deriva dall'arabo “quirat”, seme di carrubo, che veniva usato come peso nei bilancini; se ne facevano anche rosari e anche adesso, se leggete gli ingredienti di merendine o gelati, potrete trovare la dicitura: farina di semi di carrubo.
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