Capita spesso che qualche conoscente mi faccia visita con i figli per vedere le caprette, oppure qualcuno che abita nei villini sotto di me porta i bimbi vicino al recinto e loro arrivano di corsa, attratte dai pezzi di pane secco.
Ma una visita in particolare mi è stata molto gradita, quella di una ragazzina con problemi motori che ho conosciuto questa estate nel bar sulla spiaggia sotto casa mia; io dall’età di vent’anni convivo con la spondilite, malattia autoimmune che calcifica gradatamente le articolazioni e che ultimamente mi costringe a camminare col bastone, quindi sono particolarmente sensibile verso chi ha problemi simili e più gravi, specialmente ad un’età che si dovrebbe poter saltare come le mie caprette di un mese.
Così ho proposto ai genitori, in vacanza qui ad Alassio, di venirmi a trovare con la bimba per farla giocare con le caprette che erano nate da pochi giorni. Così è stato, e la capretta che le abbiamo fatto accarezzare l’ho chiamata Stephanie, come lei, e tornerà a trovarla perché è la sua capretta.
L’altra, gemella, l’ho chiamata Brigitte, sperando che la Bardot non si offenda: sono praticamente eguali, si distinguono solo dal pelo, che in Stephanie è più soffice.
Ovviamente Stephanie è la capretta a sinistra, ora hanno un mese.
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