domenica 26 ottobre 2003

ANFORE E ZIRI



Davanti a me c'è l'isola Gallinara, in estate circondata da barche di ogni tipo e yacth ultramoderni, in inverno sembra fendere il mare, con le onde di libeccio che si infrangono contro la punta Falconara... Questo mare invernale deserto mi porta a pensare a come doveva essere al tempo dei romani, quando sulla via Julia Augusta che passa sotto di me, transitavano mercanti e corrieri diretti in Gallia.

Da ragazzo ho partecipato al recupero di un'ancora romana, più esattamente della parte in piombo di un'ancora romana perchè quella in legno ovviamente se la erano mangiata le teredini. Sul fondo poi ci sono relitti, tra cui quello carico di anfore che si trova a levante, davanti ad Albenga.
Le anfore erano il contenitore classico, soprattutto per vino ed olio, mentre per i carichi sfusi, come ad esempio le granaglie, era più comodo usare gli ziri, enormi recipienti in terracotta, veri container dell'antichità... però i container si scaricano, mentre invece gli ziri restavano fissi nella stiva come fossero cisterne. Questi grossi e pesanti contenitori venivano probabilmente messi nello scafo prima della costruzione del ponte di coperta, quindi se si incrinavano per qualche incidente dovevano essere riparati in loco.

Come si può vedere dalle mie foto, scattate a Barcaggio dove alcuni archeologi sub lavoravano su un relitto a poca distanza da riva, la riparazione era fatta con una rete di piombo fuso in scanalature eseguite nella terracotta, sia all'interno che all'esterno, oltre ovviamente allo stucco che chiudeva la fessura. Le scanalature, nella parte terminale, erano a coda di rondine per ancorare meglio il piombo.

Qualcuno dirà “ma che c'entrano le navi romane con caprette e olivi?”... e no, trasportavano anche olio e magari... qualche capretta!

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